giovedì 18 novembre 2010
THE SOCIAL NETWORK: UN FILM CHE FOTOGRAFA UN'EPOCA E SEGNA LA MATURITA' DI DAVID FINCHER
In una sera d'autunno del 2003, dopo essere stato mollato dalla sua fidanzata, lo studente di Harvard Mark Zuckerberg, un genio dell'informatica, siede al suo computer e inizia con foga a rubare tutte le foto delle studentesse delle università cittadine. Crea un sito, ci ficca dentro tutte le foto, chiede agli utenti di votarle. Ventimila contatti in due ore e il sistema informatico di Harvard va in crash. L'impresa viene notata da tre studenti, che chiedono a Mark di creare una nuova community che sia altra rispetto a MySpace: ognuno dovrò poter metterci la propria biografia, con tanto di foto. Siamo agli albori di Facebook.
Che cosa rende un film un'opera epocale? Che cosa lo consacra immortale perché attaccato col bostik a un preciso periodo storico? Non è sicuramente un attore, piuttosto che un'attrice particolarmente quotata. E' solo il racconto, la capacità di inquadrare quegli anni, che fa la differenza. Due film epocali sono 'Il Laureato' (1967, di Mike Nichols, culto) e 'Cinque pezzi facili' (1970, di Bob Rafelson con uno splendido Jack Nicholson). Avevano dentro un moto di rivoluzione: lo spettatore di oggi può utilizzarli per capire quel periodo. 'The Social Network', ottavo lungometraggio di David Fincher, è un film epocale perché fotografa gli anni zero in maniera perfetta. In più, secondo chi scrive, è l'atteso film della maturità per il 48enne regista americano, reduce dal buco nell'acqua del megapolpettone 'Il curioso caso di Benjamin Button'.
E proprio dal 'Curioso caso' si dovrebbe partire. Fincher, più a suo agio con una storia che abbia un sapore investigativo, rispetto al suo ultimo film si trasforma. Niente lungaggini e niente virtuosismi da kolossal. 'TSN' è una pellicola asciutta, acuta, pulita, adulta. Ci sono tutti gli ingredienti del tuo libro preferito: amore, tradimenti, gelosie, sesso, denaro, sete di potere, solitudine. La scelta di raccontare l'ascesa dell'idea (rubata? A voi il giudizio) del gelido Mark Zuckerberg attraverso due indagini legali è assolutamente vincente. La sceneggiatura di Aaron Sorkin, sorretta da una raffica di dialoghi geniali, riesce a dare un ritmo tale al film che le due ore planano. Non esistono attimi di stanchezza: un po' per la regia di Fincher, genitore di una serie di trovate notevoli (il campo-controcampo della litigata iniziale tra Mark e la fidanzata, il montaggio frenetico durante la creazione di 'facemash', la geniale visualizzazione in ombra/luce dei gemelli Winklevoss). Un po' per la fantastica colonna sonora del duo Trent Reznor (Nine Inch Nails) - Atticus Ross (autore del bellissimo score di 'The Book of Eli'). Ai due, tanto per intenderci, si perdona anche il clamoroso plagio dell'intro di 'Boys&Girls' dei Blur.
E questo è il Fincher che io amo. Non il Fincher ridondante del 'Curioso caso' o troppo cervellotico di 'The Game' e 'Panic room'. Il regista è tornato ai livelli dei suoi tre film migliori, ovvero 'Seven, 'Fight Club' e 'Zodiac'. E' tornato a raccontare delle storie in maniera personale, senza eccessi. Ha ricominciato a farlo con freddo realismo e con la capacità rara di avvincere lo spettatore che tutti gli riconoscevano. Un film adulto come questo, cioè un film che sa affascinare soltanto attraverso la forza dei dialoghi, segna il raggiungimento della definitiva maturità artistica.
E il messaggio? Un film epocale parla da solo. Eppure il regista non prende una posizione netta. Sospende il giudizio. Da una parte ci sono Mark Zuckerberg e tutte le persone che vorrebbero essere al suo posto. Dall'altro c'è Erika Allbright, la sua ex fidanzata, che se vogliamo rappresenterebbe tutte quelle persone che odiano i social network. Tanti amici virtuali significano soltanto solitudine. Un messaggio così banale non sarebbe da David Fincher. Infatti nessuna moralina, nessun metaforone. Facebook cresce ogni istante. Non lo puoi fermare, non riesci ad arginarlo, puoi solo scegliere se sottostare alle sue regole. Nessuno però, a proiezione finita, è costretto a scegliere dove stare. Nè per quanto riguarda la propria opinione sul fenomeno, nè per quanto concerne le singole battaglie legali (ogni personaggio ha la possibilità di dare la sua versione: Rashomon dice niente?). La scena finale è emblematica.
Sugli attori il discorso non potrebbe non essere entusiastico. In effetti un film ben riuscito, di solito, deve tanto alla compattezza del cast. Jesse Eisenberg dà vita a un protagonista freddo, nerd, stronzo, egoista. Ma anche a tratti generoso, sincero, ingenuo per quanto non attaccato ai soldi, semplice. Attore solido, farà strada. Andrew Garfield (attenzione: sarà il nuovo Peter Parker nel reboot di Spiderman di Mark Webb) invece è la rivelazione. Il giovane Eduardo Saverin è il personaggio più complesso. Saverin ama e odia Zuckerberg, e Garfield cattura questo mare di sensazioni contrastanti in maniera magistrale. Bravo anche Justin Timberlake nei panni del creatore di Napster, Sean Parker. Timberlake deve fare lo sciupafemmine spiantato e furbastro: ci riesce alla grande e magari non ha dovuto sforzarsi poi tanto. In parte anche la fidanzata Rooney Mara, che nei pochi momenti che ha a disposizione tira fuori il meglio di sé. E, infine, una menzione d'onore per Armie Archer. Il biondone interpreta i due gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, olimpionici di canottaggio a Pechino e 'veri' padroni dell'idea Facebook. Non avevo capito che l'attore fosse uno solo. Quindi, gabbato dall'effetto speciale, devo dare merito ad Armie, interprete di due gemelli mai troppo simpatici né troppo antipatici che rimarranno nella memoria (mitica la scena di loro due a confronto col rettore di Harvard).
Cosa aggiungere? Facebookiamo? Fai il refresh? Aggiorni la bacheca? La foto è figa? Ecco, 'The Social Network' è un film cool, figo. Non c'è pubblicità (effetti speciali), non si paga (attori inutili), niente che sia palloso. E' quello il segreto. La festa non può finire alle 11. E d'ora in poi, dopo aver chiesto l'amicizia a qualcuno, attendere la risposta di conferma non sarà più la stessa cosa.
Etichette:
cinema,
david fincher,
fight club,
jesse eisenberg,
seven,
the social network
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Absolutely, I love it, intriquing, noteworthy and well-founded words. Remember to create more fascinating content articles in your.
Posta un commento